
CASO RUBY /
«Plurime e variegate, tutte riferite e pertinenti i capi di imputazione»
In 27 pagine le prove contro il premier
Verbali e filmati alla base del decreto del gip di Milano che ha portato al rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi
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Verbali e filmati alla base del decreto del gip di Milano che ha portato al rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi
Il gip di Milano, Cristina Di Censo (Fotogramma)
MILANO - Sono 27 le pagine del decreto con cui il gip di Milano Cristina Di Censo ha deciso il giudizio immediato per Silvio Berlusconi accusato di concussione e prostituzione minorile nell'ambito del caso Ruby. Per motivare la sua decisione il giudice elenca, a partire dalla ricostruzione della famosa notte in Questura, tutti gli elementi di prova contro il premier. Si tratta di più verbali di Karima-Ruby e di un elenco delle serate trascorse ad Arcore, oltre a denaro in possesso della minorenne.
LE FONTI DI PROVA - Tra le altre fonti di prova citate dal Gip ci sono verbali «di assunzione informazioni» di Ruby e quelli che riguardano «persone in contatto con lei»; il «concorso "una ragazza per il cinema" del 3 settembre 2009», al quale partecipò anche Emilio Fede (in quell'occasione la giovane marocchina dichiarò di essere minorenne, ndr), poi «la disponibilità di ingenti somme di denaro da parte di Ruby»; l'analisi delle «celle telefoniche delle presenze ad Arcore di Ruby dal 14 febraio 2010 al 2 maggio 2010»; le intercettazioni telefoniche che dimostrano lo svolgimento di alcune serate ad Arcore, nel gennaio, nel luglio, nell'agosto e nel settembre 2010; il video del settimanale «Oggi» (che vede alcune ragazze entrare senza essere sottoposte a controlli nella residenza del premier, ndr); la serata a Villa Campari del 4 settembre 2010; «i rapporti tra Lele Mora ed Emilio Fede per l'organizzaione delle serate testimoniate da conversazioni telefoniche» tra il 10 agosto e il 24 ottobre 2010; la gestione degli appartamenti di via Olgettina e le elargizioni di denaro «per il tramite di Giuseppe Spinelli, fiduciario di Sivio Berlusconi.
«PLURIME E VARIEGATE» - La prova a carico di Silvio Berlusconi, si legge nell'introduzione, «appare evidente in ragione dei contenuti delle plurime e variegate fonti di prova tutte riferite e pertinenti i capi d'imputazione». Il lungo elenco delle fonti di prova da pagina 11 a pagina 27 del decreto, comprende: «gli accadimenti della notte tra il 27 e il 28 maggio 2010» quando Berlusconi chiamò la questura per far rilasciare Ruby e affidarla alla consigliera regionale Nicole Minetti; poi il «ricovero di Michelle Conceicao in day ospital il 27 maggio 2010», che fa riferimento al ricovero presso l'ospedale Mangiagalli della prostituta brasiliana a cui fu affidata Ruby in un secondo momento dopo essere consegnata alla Minetti.
«INTERVENTO INDEBITO» - Per il gip di Milano, Cristina di Censo, il premier agì fuori da prerogative istituzionali. Facendo riferimento alla telefonata che Berlusconi fece in Questura per chiedere di rilasciare la 17enne marocchina Ruby il gip parla di «indebito intervento nei confronti del Capo di Gabinetto della Questura di Milano, Piero Ostuni, e suo tramite di ulteriori funzionari della Questura». Un reato che, secondo il gip, «è stato compiuto da Silvio Berlusconi, sicuramente, con abuso della qualitá di presidente del Consiglio ma, altrettanto certamente al di fuori di qualsiasi prerogativa istituzionale e funzionale propria del presidente del Consiglio dei ministri».
IL CASO BERARDI - Tra le fonti di prova indicate dal Gip nei confronti di Silvio Berlusconi, c'è anche la prenenza di Iris Berardi, prostituta brasiliana, il 13 dicembre 2009 nella residenza del premier, quando era ancora minorenne; inoltre vengono citati «i bonifici da Silvio Berlusconi ad Alessandra Sorcinelli» e le « lamentele delle ragazze circa i pagamenti da Silvio Berlusconi e dal suo fiduciario Giuseppe Spinelli». Ancora, il Gip fa riferimento ai «rapporti tra Emilio Fede e Lele Mora in relazione al presunto prestito di denaro da parte di Silvio Berlusconi» e «una notazione della polizia giudiziaria della Guardia di Finanza relativa all'esito degli accertamenti di movimentazioni di denaro tra Silvio Berlusconi, Giuseoppe Spinelli, Lele Mora ed Emilio Fede».
Redazione online 16 febbraio 2011
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Tonino Scala”
"Come molti italiani non ne posso più di vergognarmi a girare per strada con i miei figli. Prostituzione ovunque, perizoma in mostra, e anche il resto, dappertutto, senza ritegno. Guardi, bisogna pulire le strade". Chi lo ha detto? Silvio Berlusconi 4 gennaio 2002, su “Libero

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LA COSTITUZIONE.
STORIE INVISIBILI
Storie quotidiane di un'Italia che non si vede
di Onofrio Dispenza
"Capita tutti giorni, anche ieri. E'entrato un ragazzo, un ragazzo per bene, non uno scapestrato. Mi ha detto se poteva avere un panino, da mangiare. Spero di poter passare domani per pagarlo, mi ha detto. Che fai, gli neghi un panino? E allora glielo faccio il panino, con un paio di fette di mortadella, magari non prosciutto San Daniele, non lo chiede neanche. Come fai a negare da mangiare. Ci capita tutti i giorni.".
Edda al Borgo Cappuccini di Livorno conosce tutti. Al suo negozio di alimentari bussano giovani senza lavoro figli dei giovani di un tempo che ora sono senza lavoro e in cassa integrazione.
"Siamo qui da 40 anni, aprimmo nel settembre del'71. Quelli che ora entrano qui è chiedono di poter fare la spesa a credito li ho conosciuti nella pancia delle loro madri. E' come se appartenessimo alla stessa famiglia", dice Edda, col suo viso tondo e gli occhi teneri di nonna, divenuta approdo di chi naviga in mezzo alla tempesta.
La tempesta. Il marito di Edda sta più in là ed ascolta, torturando un quaderno a quadri, di quello da quinta elementare. Un vecchio quaderno sofferente ed unto.
"E'così soprattutto da tre, quattro anni", interviene Sergio, e ci apre il quaderno, con un elenco di nomi con accanto una cifra. Apre e richiude subito. Piccole cifre, una sull'altra, segnate con una penna a sfera alla quale manca il cappuccio. Bastano i nomi, qui li conosce tutti per nome, il cognome non serve. E' il quadernetto dove segna la spesa quotidiana di chi sull'onore, per la fiducia e l'amicizia di Edda e Sergio, si impegna a pagare a fine mese, o appena lo potrà. Loro hanno pazienza e comprensione.
Edda e Sergio restano fuori dalla cronaca dell'Italia di questi giorni. A loro, al massimo uno strapuntino nel racconto quotidiano di questo Paese, nei giornali, in televisione.
Adesso hanno deciso di chiudere bottega, non ce la fanno più. La gente compra meno e se compra lo fa come han raccontato. Troppo pesante andare avanti, logorante registrare questa sofferenza quotidiana. E le tasse impietose che tagliano le gambe anche ai più volenterosi.
"Da una parte facciamo credito e non neghiamo la pasta e il pane, e poi ogni due mesi la bolletta della luce di quasi duemila euro. Per risparmiare, abbiamo spento e tolto l'insegna, altra tassa. Ma tutto è diventato troppo faticoso", dice Sergio. "E doloroso", aggiunge Edda.
"Quando parlano di crisi, dovrebbero ascoltare me - prosegue Sergio - Racconterei di quanti qui, in borgo, prima compravano due etti di prosciutto ed ora solo 40 grammi, per un conto della sopravvivenza. Come fa un pensionato che conosco da decenni. Prima compravano un bel tocco di parmigiano, ora al massimo cento grammi. La crisi è nera, a gennaio sembrava che ci fosse una ripresina, ma è stato un falso allarme. Tutto come prima, anzi peggio".
Sergio, con pudore apre di nuovo il suo quaderno restaurato alla meglio con nastro adesivo da imballaggio. Legge, ma non ci fa leggere il rosario di questo racconto quotidiano della povertà e del disagio:"Prima mettevo nel conto 8, dieci euro, ora segno anche soltanto 3 euro di spesa.
Accanto ai clienti di sempre, impoveriti dalla crisi, ci sono gli stranieri fuggiti da scenari che ritenevano impareggiabili. "Livorenesi o stranieri, un panino e una fetta di mortadella non so negarla a nessuno". Lo dice Edda, Sergio le va appresso con un cenno della testa e gli occhi bassi.
Adesso, che hanno deciso di chiudere, la loro preoccupazione è per quanti s'affacciano al loro negozio sapendo di trovare la logica del cuore e una bella fetta di solidarietà.
"Noi li cvonosciamo, sappiamo che sono onesti, che appena potranno pagheranno. Ma poi, quando non ci saremo, e al posto nostro ci sarà qualcun altro, che non li conosce, che non sanno che sono i figli e i nipoti di questo e di quello.Per noi sono davvero come figli, gente brava, laboriosa. Se solo avesse lavoro…
Entra una donna, saluta, ci guarda. E'tempo di lasciare Edda e Sergio. Loro dovranno aprire il loro quaderno. Da una parte chi occupa lo strapuntino della cronaca e della Storia, dall'altra questa anziana coppia di giusti con il loro quaderno di grandi drammi, di molti sogni accantonati e di piccole cifre di un debito quasi sempre onorato con dignità.